mercoledì 29 ottobre 2014

Dottore dica 33

Dottore, dottore… dica 33?!

Eh sì, mi sa che mi tocca!

Cosa dite? Se uno, oggi, mi si avvicina e, con la scusa di farmi gli auguri, cerca di baciarmi, devo preoccuparmi? No perché io non è che poi ho tutte ste conoscenze là in alto e non so se un sassolino così riuscirò a spostarlo.



Va beh, buttiamola sul ridere, anche perché già ci sono io che mi prendo troppo sul serio, meglio che voi non lo facciate.

Ad ogni modo la giornata è iniziata bene: il server di Montain View è stato il primo a farmi gli auguri (ore 00:00). Sarà un segno dei tempi: i primi auguri ricevuti sono un paio di byte digitali che fluttuano nella rete.

Ahh accidenti!!! Quasi mi scordavo di Faccialibro!
Come ho fatto?! Non sto più nella pelle!
Non so se ce la farò a reggere tutte queste emozioni digitali!


E poi adesso mi devo mettere subito al lavoro per pensare a cosa scrivere in bacheca per ringraziare tutti. Dunque sì, sì: semplice ma non banale, conciso ma non tirato via, profondo ma non pesante, abbastanza spiritoso ma non troppo, ma poi, soprattutto, non deve assolutamente sembrare ipocrita. No, no, ipocrisia anche no!!
Lo so, lo so: pane al pane e vino al vino… ma dai?! Su anche oggi, acido come uno yogurt andato a male!
No dai! Fai il bravo: un grazie a tutti andrà benissimo, nessuno si accorgerà di niente e via, per altri 364 giorni non se ne parla più.

Accidenti questa vita mi distrugge e per fortuna che è solo virtuale…

Va beh, dai questo era solo un assaggio di come uno si può ridurre a 33 anni. E pensate a mia moglie che mi deve sopportare tutti i giorni!!! E poi son sempre così gustoso con lei. Ogni tanto le ricordo che IO così ci sono nato (e ci sono diventato), ma lei (LEI) mi ci ha scelto! Cioè lo sapeva bene a cosa sarebbe andata incontro.
Lei, di solito, con molta disinvoltura mi dice sempre: Ricorda, finché morte non ci separi…
Chissà poi cosa vorrà dirmi?!


Comunque oggi voglio proprio strafare, voglio condividere una chicca, una sorta di regalo, così poi siam tutti contenti.
Allora, un paio di giorni fa, mentre me ne uscivo dal lavoro, sono stato preso alle spalle da uno dei miei flash back. Sera inoltrata, buio, ma non ancora notte e una nebbia tutto intorno che si tagliava col coltello. Freddo e umido.



Oh per un attimo mi sono sentito in Italia, una sorta di teletrasporto. E così mentre me ne andavo alla macchina in mezzo a quella nebbia e quel buio, mi son detto: Stasera ci vorrebbe proprio un bicchiere di Lambrusco!


 Eh sì un bel bicchierino, con un po’ di schiuma sopra, e poi una fetta di salame e due pezzi di gnocco fritto.



Quando sono arrivato a casa non c’era né al Lambròschal gnôch frét, e allora ho rimediato così. Mi sono messo a leggere in dialetto le storie, i proverbi e le ricette. Ridevo di gusto. Ho anche iniziato a leggere ad alta voce alla Bea le filastrocche in dialetto… e anche lei rideva come una matta.
Il Lambrusco non l’ho bevuto e il (lo) gnocco non l’ho mangiato ma alla fine mi sono sentito così bene, quasi come se l’avessi fatto.

E allora oggi un regalo di compleanno ve lo faccio io. Vi lascio questa ricetta e siccome il dialetto è una lingua parlata che si è evoluto e tramandato oralmente, vi lascio anche un bel video così vi fate due risate.

Al Gnôch frét

 Còl ch' agh vōl per 4 persòuni:
-         500 gr ed farèina
-         40 gr ed destrót
-         40 gr 'd alvadōr ed béra
-         un psigôt ed bicarbunê ed sôda
-         al necesâri ed lât
 

Preparasiòun.
Vudêr insém a la tulirōla al tót e impastêr, con al lât tèved, fîn a quând l'impâst l'é lés e tót cumpâgn, fêr alvêr per un'ōra cîrca al calōr ed l' ambiĵnt e quacê da 'n burâs. Tirêr a sfòja l'impâst fîn a rivêr a un spesōr ed cîrca 4 o 5 milémeter, cun la rudlèina tajêr la pâsta a ròmb o quêder ed 8 10 centémeter e frişî, in bundânt destrót buĵnt, fîn quând a s' în bèi infiê e che sìen indurê da tóti e dō al pêrti. Servî bèin chêld cun di salóm, furmâj a piaşèir a da un bòun Lambrósch.

Curioşitê. Ânca còst l'é un piât ómil ed la cuşèina arşâna: un impâst d' âcva, farèina, sêl e destrót incô cambiê cun butêr o ôli. Ind al cà di cuntadèin 'd un tèimp l'êra fât cun la pâsta dal pân alvêda. Al dé dôp al gnôch frét cun al lât l'êra, per chî stêva in campâgna, la clasiòun preferîda. L'êra ânca l'arsōr ed mèza matèina per chî lavurêva ind i câmp. La zdōra cun al cavagnîn pîn ed gnôch frét pèina fât, cun soquânt butéli ed vèin sutîl frèsch e 'na quêlch fèta ed salâm, quând al gh'êra, la partîva e la purtêva la brènda a ch' j òm ch' a tribulêven ind i câmp. La sudisfasiòun ed la zdōra l'êra turnêr a cà cun al cavagnîn vōd e sintèir, drêda al só spali, cantêr in alegría.
 E...bòun aptît!

PS. Putroppo la qualità dei video su Blogger non è granché. Per gli amanti dell'HD ecco qui qualcosa di meglio!




Asevdòm.

domenica 12 ottobre 2014

Sono solo parole

Sarà un post di nicchia.

Oggi vorrei affrontare l’annosa questione delle epistole.



Data la mia lontananza da amici e parenti, ho spesso fatto uso del mio tempo cercando di mantenere un minimo di contatto con le persone, lontane e vicine.
In primis ho usato questo spazio, principalmente orientato alle nostre famiglie, ma ho anche dedicato qualche scritto ad altri (voi lo sapete).

Ora mi accorgo che magari non ho sempre fatto la scelta migliore, dato che quello che andava bene a me non sempre andava bene anche agli altri.

Così in questi mesi (ormai diventati anni), alcuni hanno ricevuto un paio di righe, altri una paginetta e altri ancora svariate facciate (I am so sorry!).
Dai su portate pazienza! Cosa volete che vi dica? Non sempre si ha il tempo di fermarsi su Skype per un’oretta e soprattutto è difficile sincronizzarsi. L’idea mi sembrava buona: raccogliere qualche pensiero, metterlo giù quando il tempo lo concedeva e poi spedire il tutto. Pensavo anche che magari, le persone avrebbero anche potuto leggere questi pensieri o riflessioni nei momenti a loro più congeniali.

L’intento era buono, il risultato quasi sempre lo è stato. Ora però volevo solo dire che io ho condiviso qualche pensiero giusto per il piacere di farlo, magari con l’idea che alcune riflessioni vi avrebbero sicuramente interessato. Quello che non volevo, era costringere i più a dover rispondere a tutti i costi.
Come dire non è che poi mi aspettassi nulla e il bello è proprio lì. Io vi conosco (un po’) e mi conosco (forse?!).

Quindi state sereni, siccome incontrarci è spesso difficile, ho solo voluto mantenere un legame e non permettere al tempo e alla distanza di portacelo via.
Non vi dovete giustificare per nulla e non c’è nulla che dobbiate fare, perché quello è il mio modo di starvi vicino e voi ne avete altri.

Morale della favola: ogni volta che avrò l’occasione cercherò di tenere aggiornate queste pagine e di scrivere qualche pensiero più privato. Questi sono i mezzi che ho a disposizione, non me ne vogliate se questo vi costringerà a leggere, a concentrarvi e a riflettere. Così è se vi pare.


Ah, dimenticavo: GRAZIE! Grazie a tutti quelli che si sono fermati e a loro volta hanno voluto condividere, rispondere e far sentire la loro voce. Grazie perché è stato come prendere un caffè insieme, come farsi un giro in bici o stringersi di nuovo la mano. Grazie!



Bene, adesso mi sento più sereno, spero lo siate anche voi...

Possiamo tornare, ognuno alle sue faccende: io per esempio è un mese che cerco di sistemare sto coso… con ottimi risultati, da quanto potete immaginare!!!!!!!!!!!!